venerdì 27 aprile 2007

Come lui pochi altri

Avevo detto che sarei andato e così è stato.
Non potevo perdermi l' occasione di andare a vedere una delle ultime icone musicali viventi rimaste. Insomma, Bob Dylan più di qualunque altro songwriter ancora vivo ha attraversato tantissimi "ere musicali" del secolo scorso, come lui forse solo l' altra icona Neil Young. Esploso nella prima metà dei '60, la vera consacrazione l' ha avuta con capolavori del calibro di "Highway 61 revisited" (1965) e "Blonde on blonde" (1966). Miscelando sapientemente il suono più moderno dell' epoca al folk, alcune sue canzoni sono diventate presto dei veri e propri inni per le generazione degli hippies, dei quali è stato uno dei principali rappresentanti. Dopo aver suonato prima a Woodstock e poi all' isola di Wight, ha saputo rigenerarsi anche nei 70, sfornando altri capolavori come "Blood on tracks" (1975). Dopo due decadi da protagonista, nelle successive tre ha continuato a partorire dischi con una continuità impressionante, ma senza più raggiungere le vette qualitative precedenti. E' rimasto comunque il nome (Bob Dylan) e moltissime canzoni famose, alcune delle quali immortali (come "Blowin in the wind" e "Like a rolling stone") da annoverarsi sicuramente nella stretta cerchia delle "canzoni del secolo". Un grandissimo artista, uno di quelli che ha dato il Là alla musica moderna, uno dei pochi ancora in vita.
Tutto ciò per dire che se Bob Dylan fosse venuto a Torino, non sarei potuto mancare.
Tutto ciò anche per dire che sapevo che il concerto non sarebbe stato proprio il "mio concerto". Un po' per aver ascoltato l' ultimo album ("Modern times") con estrema superficialità, un po' perchè preferisco cento volte i concerti da stare in piedi e muoversi, a quelli in cui si sta seduti e si ascolta (ad un volume neppure troppo alto).
Mi ha fatto strano vederlo un personaggio di tale caratura in un Palaisozaki mezzo vuoto, ma vista la tipologia di concerto forse era auspicabile. Bob si presenta coi suoi 65 anni sul groppone, piuttosto curvo sulla chitarra, capello da cowboy che dall' alto non lo renderà mai visibile in faccia. Sapevo che il nostro amava cambiare completamente i suoi brani classici, ma n0n credevo alcuni potessero diventare irriconoscibili (se non me l'avesse detto Andre non avrei riconosciuto "The times they're a changin'"). Ha presentato parecchi pezzi (forse una decina) dal nuovo album e poi via tra pezzi celeberrimi come "Watching the river flow", "Stuck inside of mobile with the Memphis blues again", "Highway 61 revisited" e "Blowin in the wind" in edizioni super-rivisited ovviamente. Un' ora e quaranta di concerto, con bis finale per una bellissima versione, secondo il sottoscritto, dell' immortale "Like a rolling stone". Purtroppo si è vista l' assenza, con mio grande disappunto, di tanti (pure troppi) cavalli di battaglia. Di certo una "Mr. Tambourine man", una "Just like a woman", una "Tangled up in blue" o una "All along the watchtower" non avrebbero stonato... :-(
Quattro canzoni alla chitarra, il restante concerto al piano, uso scarsissimo della sua mitica armonica.
Insomma, di certo non il concerto della mia vita... ma torniamo al discorso di prima, potevo mancare?

Prima di ieri ero certo al 99%, ora lo sono al 100%...
Se mi voglio divertire vado a vedermi i Rage o i System...
Sempre che si facciano vivi da queste parti.

Grazie comunque Bob, ti siamo debitori in ogni caso.

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