Sveglio da un'ora e mezza la domenica mattina... Bene tuttavia non benissimo...
Per una domenica che avrei potuto dormire tranquillamente due ore in più!
Ieri sera classica serata eporediese.
Pizza da Zino per vedere Napoli-Juve e capire che non abbiamo più peso politico nel mondo del calcio.
Dopo 8 giornate di campionato, 5 rigori contro e 1 a favore.
Per carità, potrebbe anche starci, ma è lampante notare un dato che fino ad un paio di anni fa non sarebbe potuto esistere. Moggi e Giraudo erano una garanzia, la Juve poteva subire qualche ingiustizia (gli arbitri sbagliano come i calciatori) ma non potevano esistere partite come quella di ieri sera. L' arbitro poteva decidere una partita, ma se lo faceva era a nostro favore...
Ora i tempi sono cambiati, dopo Calciopoli chi ha voluto far fuori Moggi e Giraudo è riuscito a salire al trono.
Ora comandano loro, la Juve è piccolina, quasi una provinciale.
E da un certo punto di vista ci può stare... Dopo tanti favoritismi e ladrate ci sta un po' di purgatorio...
Però, il problema non era solo Moggi. Era il mondo del calcio. E in questo non è cambiato proprio niente.
Dopo che ho capito questa cosa, ecco che da un mese sostengo vivamente il ritorno in pianta stabile di Lucianone nel mondo pallonaro. In fondo, è sempre stato un personaggio che ha attirato simpatia-antipatia di molti, perfetto esempio di un Italia pallonara disposta a far di tutto pur di vincere. Uno che giocava sporco, uno che probabilmente si sarebbe venduto la madre pur di comprare una partita. Anche uno che si è costruito un personaggio dal nulla, a 40 anni era un capostazione che andava in pensione e che iniziava a seguire le partite di pallone dei dilettanti.
Va beh... è risaputo come Moggi sia già tornato dietro le quinte a lavorare per la Juve, ora non resta che consentire l' ufficilizzazione della cosa no?! Tanto siam consapevoli del fatto che il mondo del pallone non è cambiato con la messa in scena di un anno e mezzo fa. Un certo Carraro è stato assolto... Mah...
Il mondo della politica è cambiato dopo Tangentopoli?
Forse è addirittura peggiorato, speriamo che il calcio non ne segua l' esempio e per questo ci occorri tu Luciano.
Moggi come Craxi, detestato dai più al momento dello scandalo, rimpianto da molti al momento della scomparsa.
C'è chi paga perchè deve pagare, c'è sempre chi non paga mai niente.
Il resto della serata si è srotolato tra camping, Ferrando e Sugho. Niente di più classico, niente di meglio ad Ivrea.
Eh sì... Non è cambiato niente da un anno fa... E neanche da due...
Speriamo che "Remember the 90s" di sabato prossimo rinverdisca i fasti di vecchie feste... E scateni l' anima dance più recondita in ognuno di noi...
Buona domenica a tutti, ma soprattutto a chi come me sente la mancanza di Moggi...
...qualcuno ieri sera diceva "La Juventus deve vincere, è la Juventus..."
Scherzi a parte, sporco per sporco non cambia niente.
Notte...
domenica 28 ottobre 2007
venerdì 26 ottobre 2007
Il capo dei capi
La televisione, si sa, offre poco o niente di veramente valido...
Nel calderone del salvabile butterei alcuni programmi divertenti (Iene e Mai Dire), i film in seconda serata su rete4, alcuni programmi di (vero) approfondimento giornalistico (Annozero, Report)... E perchè no, nel fuoco, io includerei anche, in maniera un po' simpatica ed estrosa, le fiction. Non mi riferisco alle fiction tipo Elisa di Rivombrosa o Guerra e pace, ma a quelle biografiche che rivisitano la vita di personaggi importanti per la storia contemporanea d' Italia. Ed è già apprezzabile che questi personaggi non finiscano nel dimenticatoio popolare grazie anche a questi film per la tv più o meno validi.
Tutto nacque una decina di anni fa quando venni preso da un Sergio Castellitto in bicicletta mentre ricopriva le spoglie di Fausto Coppi... Allora quella fiction mi piacque davvero tanto, tanto che ancora adesso sto attento a che cosa ogni volta viene proposto e, se mi capita, ci do anche uno sguardo...
E' così che, dopo lo sguardo sul generale Dalla Chiesa, ieri sera mi sono sorbito tutta la prima puntata de "Il capo dei capi"... ovvero Salvatore Riina. Purtroppo (o per fortuna) quando si parla di mafia non riesco a tirarmi indietro...
Fiction buona, ieri sera ha narrato la gioventù del boss, senza addentrarsi troppo nell' intricato meccanismo della famigerata associazione a delinquere. L' escalation del giovane boss avviene un po' come se nulla fosse, e manca una vera caratterizzazione del personaggio... Anche se sbaglio io ad aspettarmi sempre un "Padrino" quando in realtà è impossibile... Fiction buona come quelle di Falcone, di Dalla Chiesa o del Papa buono, non eccelsa come (a quanto mi dice chiunque) quella di Borsellino, quella storica di Castellitto-Padre Pio, quella di Coppi già citata... Non terribile come quelle di Pantani e Ferrari... Altre non mi sembra di averne viste. A proposito, qualcuno ha visto quella di De Gasperi? Anche quella mi han detto fosse molto bella...
Rimane il fatto che Riina non è il solito personaggio positivo da fiction, forse la sua è una fiction-esperimento... O forse, come attira uno come me, l' argomento mafia attira l' italiano, non solo quello specificatamente interessato, ma anche il vero italiano medio (quello partita di pallone e film di Natale per intenderci).
Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Ultimo, Riina... chissà cosa arriverà ancora e cosa ancora ci verrà proposto. Rimane il fatto che il film per la tv sul problema mafia è un meccanismo rodato per gli ascolti, e sicuramente continueranno a proporcelo.
A parte la vista di film come "Il padrino" o di film italiani come "I cento passi", io consiglierei a chiunque sia un minimo interessato all' argomento mafia di leggere 2 libri. Li ho letti un po' di tempo fa ma ne conservo vivo il ricordo perchè sono due testimonianze di persone che nel bene o nel male hanno fatto la storia dell' associazione.
Prima di capire le colluttazioni mafia-politica-stato, è meglio capire bene cosa è la mafia, Giovanni Falcone spiega molte cose interessanti in "Cose di cosa nostra" e Giovanni Brusca (uno dei pentiti più famosi, braccio destro di Riina) racconta la sua vita da militante mafioso in "Ho ucciso Giovanni Falcone".
In settimana l' appartamento di Torino ha passato in rassegna prima il tremendo "Party monster", poi il gradevole e violento "Zodiac". Consigliabile quest' ultimo, film fatto davvero bene che riesce a creare in più frangenti un buon livello di tensione; il regista è David Fincher, in un certo senso "Seven" garantisce.
Per quanto concerne la musica mi sono immerso nel nuovo dei Radiohead e ci sarebbe da pubblicare solo un post in cui discuto la loro scelta di merchandising per quest' ultimo album. Ma non ho tempo e voglia. C'è da dire che chi spera ancora che la band faccia un altro "Ok computer" ha capito ben poco, "In rainbows" è figlio soprattutto di quella roba tortuosa che è stata "Kid A". E' un album di difficile digeribilità che richiede diversi ascolti, anche se in questo caso ci sono 2 o 3 pezzi ("All I need" su tutti) che impattano subito nonostante l' elaboratezza di fondo.
Oltre ai Radiohead che verrebbero stra-ascoltati da molti anche se componessero delle disgrazie, in quest' ultima settimana ho certificato la grandezza dell' ultimo dei White Stripes (e Jack White scrive tutta quella roba da solo?!) e ho scoperto che "Stage names" degli Okkervil River è ancora più bello del precedente "Black sheep boy", già gradito non poco dal sottoscritto. Credo che ascolterò sempre di più questa band...
Per il resto solita settimana, con una fascite plantare in più e qualche certezza in meno.
Buon fine settimana a tutti lo stesso.
Nel calderone del salvabile butterei alcuni programmi divertenti (Iene e Mai Dire), i film in seconda serata su rete4, alcuni programmi di (vero) approfondimento giornalistico (Annozero, Report)... E perchè no, nel fuoco, io includerei anche, in maniera un po' simpatica ed estrosa, le fiction. Non mi riferisco alle fiction tipo Elisa di Rivombrosa o Guerra e pace, ma a quelle biografiche che rivisitano la vita di personaggi importanti per la storia contemporanea d' Italia. Ed è già apprezzabile che questi personaggi non finiscano nel dimenticatoio popolare grazie anche a questi film per la tv più o meno validi.
Tutto nacque una decina di anni fa quando venni preso da un Sergio Castellitto in bicicletta mentre ricopriva le spoglie di Fausto Coppi... Allora quella fiction mi piacque davvero tanto, tanto che ancora adesso sto attento a che cosa ogni volta viene proposto e, se mi capita, ci do anche uno sguardo...
E' così che, dopo lo sguardo sul generale Dalla Chiesa, ieri sera mi sono sorbito tutta la prima puntata de "Il capo dei capi"... ovvero Salvatore Riina. Purtroppo (o per fortuna) quando si parla di mafia non riesco a tirarmi indietro...
Fiction buona, ieri sera ha narrato la gioventù del boss, senza addentrarsi troppo nell' intricato meccanismo della famigerata associazione a delinquere. L' escalation del giovane boss avviene un po' come se nulla fosse, e manca una vera caratterizzazione del personaggio... Anche se sbaglio io ad aspettarmi sempre un "Padrino" quando in realtà è impossibile... Fiction buona come quelle di Falcone, di Dalla Chiesa o del Papa buono, non eccelsa come (a quanto mi dice chiunque) quella di Borsellino, quella storica di Castellitto-Padre Pio, quella di Coppi già citata... Non terribile come quelle di Pantani e Ferrari... Altre non mi sembra di averne viste. A proposito, qualcuno ha visto quella di De Gasperi? Anche quella mi han detto fosse molto bella...
Rimane il fatto che Riina non è il solito personaggio positivo da fiction, forse la sua è una fiction-esperimento... O forse, come attira uno come me, l' argomento mafia attira l' italiano, non solo quello specificatamente interessato, ma anche il vero italiano medio (quello partita di pallone e film di Natale per intenderci).
Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Ultimo, Riina... chissà cosa arriverà ancora e cosa ancora ci verrà proposto. Rimane il fatto che il film per la tv sul problema mafia è un meccanismo rodato per gli ascolti, e sicuramente continueranno a proporcelo.
A parte la vista di film come "Il padrino" o di film italiani come "I cento passi", io consiglierei a chiunque sia un minimo interessato all' argomento mafia di leggere 2 libri. Li ho letti un po' di tempo fa ma ne conservo vivo il ricordo perchè sono due testimonianze di persone che nel bene o nel male hanno fatto la storia dell' associazione.
Prima di capire le colluttazioni mafia-politica-stato, è meglio capire bene cosa è la mafia, Giovanni Falcone spiega molte cose interessanti in "Cose di cosa nostra" e Giovanni Brusca (uno dei pentiti più famosi, braccio destro di Riina) racconta la sua vita da militante mafioso in "Ho ucciso Giovanni Falcone".
In settimana l' appartamento di Torino ha passato in rassegna prima il tremendo "Party monster", poi il gradevole e violento "Zodiac". Consigliabile quest' ultimo, film fatto davvero bene che riesce a creare in più frangenti un buon livello di tensione; il regista è David Fincher, in un certo senso "Seven" garantisce.
Per quanto concerne la musica mi sono immerso nel nuovo dei Radiohead e ci sarebbe da pubblicare solo un post in cui discuto la loro scelta di merchandising per quest' ultimo album. Ma non ho tempo e voglia. C'è da dire che chi spera ancora che la band faccia un altro "Ok computer" ha capito ben poco, "In rainbows" è figlio soprattutto di quella roba tortuosa che è stata "Kid A". E' un album di difficile digeribilità che richiede diversi ascolti, anche se in questo caso ci sono 2 o 3 pezzi ("All I need" su tutti) che impattano subito nonostante l' elaboratezza di fondo.
Oltre ai Radiohead che verrebbero stra-ascoltati da molti anche se componessero delle disgrazie, in quest' ultima settimana ho certificato la grandezza dell' ultimo dei White Stripes (e Jack White scrive tutta quella roba da solo?!) e ho scoperto che "Stage names" degli Okkervil River è ancora più bello del precedente "Black sheep boy", già gradito non poco dal sottoscritto. Credo che ascolterò sempre di più questa band...
Per il resto solita settimana, con una fascite plantare in più e qualche certezza in meno.
Buon fine settimana a tutti lo stesso.
sabato 20 ottobre 2007
Il parto
E chi sa di cosa stiamo discutendo in queste ore, sa a che cosa mi riferisco.
Ma credo che gran parte della colpa sia mia... Per ogni cosa mi faccio sempre mille problemi, mentre altri o evitano di farseli o (furbamente) non se li fanno perchè non hanno il tempo di pensare a queste idiozie.
Ed effettivamente anche io avrei le mie cose importanti a cui pensare... ;-(
Domani trasferta in quel di Giaveno... sarà la mia ultima per quest'anno?
Per come si stanno mettendo le cose sto proprio sperando di sì... Ne avrei già le scatole un po' piene ma provo a tener duro...
E' possibile a 24 anni trovare il gruppo musicale che si è sempre cercato?!
Beh, è quello che mi sta succedendo... Passo il tempo a leggere i loro testi e a rendermi conto di quanto parlino di me... O di quel che penso!
E' incredibile come cosa, e più per caso che per scelta avevo appena comprato la loro biografia. Certo è che non li ho mai scoperti prima perchè 2 delle loro caratteristiche mi hanno sempre impedito il tipo di ascolto in cui loro rientrano...
Insomma, ho sempre escluso a priori dalle mie preferenze il pop anni '80...
Per il resto, ogni decisione è un parto, ogni parto... No, non posso immaginare cosa rappresenterebbe nella mia vita...
"Scrivo o non scrivo?" - "Tronco o non tronco?" - "Ho già troncato... ma ho fatto bene?" - "Sarei contento se mi scegliessero, ma poi sono pronto per essere scelto?" - ...
Oggi ho contagiato anche un amico nel mio turbinio di indecisione.
Nel dubbio lo dico: ti prego, non diventare anche tu così!
"La prendo, non la prendo, la prendo, non la prendo... e non l'ho presa!"
Buon weekend...
Ma credo che gran parte della colpa sia mia... Per ogni cosa mi faccio sempre mille problemi, mentre altri o evitano di farseli o (furbamente) non se li fanno perchè non hanno il tempo di pensare a queste idiozie.
Ed effettivamente anche io avrei le mie cose importanti a cui pensare... ;-(
Domani trasferta in quel di Giaveno... sarà la mia ultima per quest'anno?
Per come si stanno mettendo le cose sto proprio sperando di sì... Ne avrei già le scatole un po' piene ma provo a tener duro...
E' possibile a 24 anni trovare il gruppo musicale che si è sempre cercato?!
Beh, è quello che mi sta succedendo... Passo il tempo a leggere i loro testi e a rendermi conto di quanto parlino di me... O di quel che penso!
E' incredibile come cosa, e più per caso che per scelta avevo appena comprato la loro biografia. Certo è che non li ho mai scoperti prima perchè 2 delle loro caratteristiche mi hanno sempre impedito il tipo di ascolto in cui loro rientrano...
Insomma, ho sempre escluso a priori dalle mie preferenze il pop anni '80...
Per il resto, ogni decisione è un parto, ogni parto... No, non posso immaginare cosa rappresenterebbe nella mia vita...
"Scrivo o non scrivo?" - "Tronco o non tronco?" - "Ho già troncato... ma ho fatto bene?" - "Sarei contento se mi scegliessero, ma poi sono pronto per essere scelto?" - ...
Oggi ho contagiato anche un amico nel mio turbinio di indecisione.
Nel dubbio lo dico: ti prego, non diventare anche tu così!
"La prendo, non la prendo, la prendo, non la prendo... e non l'ho presa!"
Buon weekend...
venerdì 19 ottobre 2007
Nature is a language. Can' t you read?
No, io non so ancora leggere il linguaggio della natura e dei suoi istinti.
Alla mia età non sono capace, sto cercando di imparare ma è difficile.
Difficile.
Chi sono e cosa farò? Meglio vivere l' enigma che non affrontarlo del tutto.
Oppure, sorvolando come fanno altri, si gestisce tutto in maniera più facile.
Facile.
Ho imparato che mi piace la brava gente e la semplicità.
Mi piacciono i posti semplici e mi piace fare cose semplici. E osservo molto le persone.
Persone.
Ma poi sono anni che vago senza meta. Magari nessuno se ne accorge, ma io lo so bene.
Insomma, la mia vita consiste in gran parte nel gettarmi in posti nuovi e "avventure" nuove.
Forse è' un' esigenza del mio istinto e non faccio altro che seguirla.
Seguire.
Dicono e penso che il mio sia un carattere strano. Senza dubbio.
Però ho scoperto che di fondo ho un carattere incurabilmente pacifista.
Ma dove mi conduce questo? Da nessuna parte.
E qualcuno se ne accorge? Non lo so, so solo che si è costretti ad essere "violenti".
Violento?
Le altre persone sono un riferimento che potrebbe rappresentare la normalità. Uno cerca di seguire la massa, viene più facile. Invece è la strada più difficile, perchè ci impedisce veramente di fare quello che sarebbe veramente facile.
Così quello che è facile diventa difficile, e quel che è difficile sembra che diventi facile.
Seguire... Persone, Istinto...
L' importante credo sia essere se stessi davvero... Ma soprattutto, non essere "violenti"...
Ma violenti verso chi?
Natura... Se stessi... Persone...
Che gran casino... Buona notte!
Alla mia età non sono capace, sto cercando di imparare ma è difficile.
Difficile.
Chi sono e cosa farò? Meglio vivere l' enigma che non affrontarlo del tutto.
Oppure, sorvolando come fanno altri, si gestisce tutto in maniera più facile.
Facile.
Ho imparato che mi piace la brava gente e la semplicità.
Mi piacciono i posti semplici e mi piace fare cose semplici. E osservo molto le persone.
Persone.
Ma poi sono anni che vago senza meta. Magari nessuno se ne accorge, ma io lo so bene.
Insomma, la mia vita consiste in gran parte nel gettarmi in posti nuovi e "avventure" nuove.
Forse è' un' esigenza del mio istinto e non faccio altro che seguirla.
Seguire.
Dicono e penso che il mio sia un carattere strano. Senza dubbio.
Però ho scoperto che di fondo ho un carattere incurabilmente pacifista.
Ma dove mi conduce questo? Da nessuna parte.
E qualcuno se ne accorge? Non lo so, so solo che si è costretti ad essere "violenti".
Violento?
Le altre persone sono un riferimento che potrebbe rappresentare la normalità. Uno cerca di seguire la massa, viene più facile. Invece è la strada più difficile, perchè ci impedisce veramente di fare quello che sarebbe veramente facile.
Così quello che è facile diventa difficile, e quel che è difficile sembra che diventi facile.
Seguire... Persone, Istinto...
L' importante credo sia essere se stessi davvero... Ma soprattutto, non essere "violenti"...
Ma violenti verso chi?
Natura... Se stessi... Persone...
Che gran casino... Buona notte!
venerdì 12 ottobre 2007
La parabola del calciatore discendente
Mi chiamo Francesco e sono nato a Torino.
Ho iniziato a giocare a calcio che avevo 7 anni nella squadra del mio quartiere, il Barcanova.
A 12 anni mi ha chiamato il Torino e ho fatto tutta la trafila del settore giovanile granata.
Arrivato in Primavera, il mister della prima squadra decise di farmi esordire.
Avevo solo 18 anni e la prima partita mi comportai davvero bene, tanto che il mister decise di continuare a farmi giocare.
Ero un attaccante esterno, quella che poteva essere un' ala alla Bruno Conti. La mia arma migliore era la velocità e il dribbling in velocità, inoltre possedevo un ottimo tiro. Dopo la prima presenza il posto in squadra era diventato mio, nonostante il Toro fosse in B per me era un orgoglio enorme giocare titolare in una società così titolata.
Ero al settimo cielo, pronto a sfondare e a spaccare il mondo.
Arrivai alla 12esima partita consecutiva da titolare quando un' entrataccia di un difensore avversario mi spezzò in due la gamba. Frattura scomposta di tibia e perone, disinserzione completa del tendine d' Achille.
Una prognosi terribile. Mentre cercavo di riprendermi passavano i mesi e la fine della stagione era vicina.
Il mio contratto con il Torino scadeva proprio al termine di quella stagione e la società mi faceva sapere di non avere intenzione di rinnovarlo. Mi ritrovavo così ancora convalescente e senza un contratto.
Durante l' estate non mi arrivò nessuna chiamata fino a Settembre, quando il Bresciello (società allora in C1) mi propose un buon ingaggio ed un interessante progetto: salire quello stesso anno in Serie B. Mi stavo ancora riprendendo completamente dall' infortunio, erano passati più di 6 mesi e ritornai finalmente a giocare.
A Novembre, ottenuta la fiducia del mister, riniziai a giocare anche in campionato. Il mio ruolo era leggermente cambiato, da attaccante a centrocampista esterno. Mi rendevo conto di aver perso un po' del mio spunto veloce, ma dribbling e precisione di tiro erano quelli di prima.
Inizialmente non ero neanche titolare ma pian piano, con ottime prestazioni e con qualche gol, diventai inamovibile in una squadra che viaggiava spedita al primo posto e verso la promozione diretta in B. A Primavera inoltrata però, dopo una serie di 3 pareggi, perdemmo il primo posto in favore dell' Alzano. Le mie prestazioni non erano più convincenti come qualche partita prima perchè un fastidioso mal di schiena tendeva a limitarmi.
L' ultima partita di campionato, con l' Alzano un punto sopra di noi, ci giochiamo tutto per la promozione diretta e per non andare ai playoff. Il mister decise di schierarmi dal primo minuto anche perchè il mal di schiena sembrava darmi un po' di tregua... ma a metà del primo tempo, dopo una veloce torsione del tronco sentii una fitta fortissima che mi bloccò completamente la schiena. Venni trasportato fuori dal campo in barella, nei giorni successivi eseguii le indagini di rito e dalla risonanza venne fuori che mi era fuoriuscita un' ernia al disco che mi comprimeva le radici nervose e il midollo. Per i medici c'era una sola soluzione: l' intervento.
Come un anno prima la prognosi era terribile, potevo solo vedere nero.
Intano la mia squadra affrontò i playoff e venne eliminata al primo turno. Qualche giorno dopo il mio intervento (ben riuscito a detta dei medici) scoprii che la società era andata in bancarotta, che avrebbe dovuto ripartire dall' Eccellenza e che difficilmente avrei visto gli stipendi degli ultimi 3 mesi. Alla fine, ero di nuovo senza squadra.
Nonostante durante l' estate fossi ancora infortunato, mi arrivò una chiamata dalla Cremonese (C2) che decisi di accettare. Dovetti però aspettare fino a Gennaio prima di poter rivedere il campo da gioco; la squadra non era niente di particolare e viaggiava nella zona tranquillità della classifica. Riuscii a guadagnarmi il posto da titolare nonostante un lieve indolenzimento permanente alla schiena e nonostante la gamba operata mi facesse male di tanto in tanto. Il mio ruolo era sempre esterno di centrocampo, la stagione finì e anche il mio contratto annuale scadde.
A 18 anni avevo esordito ed ero diventato titolare in Serie B, a 19 anni giocavo titolare in serie C1 e viaggiavo verso la promozione, a 20 anni ho giocato mezza stagione da titolare in C2. Ed ero di nuovo senza squadra.
Mi chiamò il Varese (C2) e mi offrì un altro contratto annuale. Accettai, l' ingaggio di 2 anni prima a Bresciello era tutta un' altra cosa, ma non potervo fare a meno di accettare.
Così a Varese prima e a Mantova dopo disputai due stagioni da titolare in C2, nonostante qualche infortunio muscolare e i vecchi infortuni che mi impedivano di essere sempre al massimo della forma.
Dopo la stagione a Manotva, mi arrivò una proposta dalla Viterbese di Gaucci in C1 e io accettai di buon grado. Ovviamente il contratto era sempre annuale e neanche troppo generoso, ma la prospettiva di tornare su un palcoscenico superiore mi allettava non poco. Alla Viterbese, tra alti e bassi, riuscì a ritagliarmi un posto da centrocampista centrale. Con gli anni passati e gli infortuni che si facevano sentire ancora, ho dovuto spesso cambiare il mio modo di giocare. Non potendo fare più troppo affidamento sulla corsa veloce, ho perfezionato la mia capacità di smistare il gioco con lanci lunghi e ho mantenuto la capacità di saltare l' uomo utilizzando soprattutto finte di corpo.
Dopo Viterbo, andai ancora un anno in C2 alla Sangiovannese. Nell' ultima stagione tra i prof giocai pochissimo, un po' per uno strappo muscolare che mi lasciò fuori 3 mesi, un po' perchè il mister quell' anno tendeva a non vedermi troppo. Alla fine dell' anno feci l' ultimo salto di categoria della mia carriera e approdai in serie D, in cui ormai gioco da 4 anni. Quest' anno sono al Saluzzo, obiettivo dichiarato della squadra: salvezza.
Ho 31 anni, gli acciacchi e i gravi infortuni ora più che mai li sento parecchio nel fisico. Sono diventato un mediano che gioca davanti alla difesa, mi occupo soprattutto della distribuzione del gioco, mi rendo conto di non essere all' altezza di compiti di interdizione o di giocare ancora sulla fascia. Volente o nolente, non sono più il giocatore che ero a 18 anni.
Occasioni per sfondare ne ho avute, ma la sfortuna e altre componenti non mi hanno permesso di fare quel salto di qualità che ad inizio carriera mi sembrava davvero vicino. Ora, di anno in anno, aspetto che qualche società si faccia avanti per trovare un contratto che ogni volta si ri-presenta come annuale. Non ho più molta possibilità di discutere dell' ingaggio, devo accettare quello che mi viene proposto... spero di riuscire a continuare così almeno per altri 3 o 4 anni.
E finita la carriera da calciatore... che cosa farò?
Beh, per questo sono parecchio in crisi in questo periodo...
Non ho mai lavorato, ho sempre e solo giocato a calcio, ho un diploma di superiori, ho una moglie e un figlio di 2 anni che vivono con me e mi seguono ovunque vado a giocare, mia moglie non lavora, mia moglie non ha studiato, il mio contratto medio negli ultimi anni è di 1500 euro al mese dei quali più della metà in nero, in tutti questi anni di calcio ho speso molto, ho messo pochi soldi da parte.
Speriamo davvero che il fisico mi regga per qualche altro anno, nell' attesa di capire o provare se potrò fare qualcosa nella vita che non sia il calciatore.
Questa, grosso modo, è la parabola del calciatore discendente.
Attenzione, non la parabola discendente del calciatore, c'è differenza.
La carriera di questo ragazzo è un esempio, come lui ce ne sono davvero tanti. Futuro incerto, contratti annuali, una famiglia a carico, sfruttati quanto possibile per il talento, accantonati non appena gli si presenta un infortunio grave. Non è poi così allegra la vita del calciatore vista dai miei occhi.
E' vero che ci sono i soldi, è vero che ci sono tante donne, è vero che può esserci uno status di riconoscenza popolare.
E' vero che si spende parecchio, è vero che molte donne si avvicinano a loro solo per convenienza, è vero che tutti ti ricordano finchè sei sulla cresta dell' onda, poi facilmente ti dimenticano.
E la storiella sopra tralascia o accenna solo in parte i problemi coniugali ed economici (strettamente correlati) di fine carriera di molti di loro. Quando i soldi scarseggiano e la carriera è proprio alla fine, come per incanto la famiglia si spezza e molti si ritrovano da soli. Pochi diventano direttori sportivi, allenatori, preparatori, commercialisti, dottori... la maggior parte, soprattutto nelle categorie inferiori, sprofondano nella quotidianità in cui sono incapaci di muoversi.
Qualcosa di molto triste per chi ha deciso di fare della propria vita un gioco.
E non ha pensato che, nonostante i buoni stipendi e la buona carriera, si arriva ad un punto in cui forse bisognerebbe ragionare un attimo e cercare di costruire qualche capacità professionale per avere un domani. Bisogna saper ripartire da zero con qualcosa di nuovo e non è facile per chi non è stato abituato ad un lavoro vero. Non si tratta di gioco. Bisogna essere svegli e consapevoli già da giovani. E a me piace fare questi discorsi ai giovani della squadra, quelli che non sanno ancora se da grandi faranno i calciatori.
E' importante tenere sempre un occhio allo studio o ad altre possibilità extra-calcistiche. Non tutti ci arrivano, pochi in realtà.
Qualcuno c'è, ma in fondo... il calciatore ama giocare.
Buona serata e un grazie speciale a Vito.
Ho iniziato a giocare a calcio che avevo 7 anni nella squadra del mio quartiere, il Barcanova.
A 12 anni mi ha chiamato il Torino e ho fatto tutta la trafila del settore giovanile granata.
Arrivato in Primavera, il mister della prima squadra decise di farmi esordire.
Avevo solo 18 anni e la prima partita mi comportai davvero bene, tanto che il mister decise di continuare a farmi giocare.
Ero un attaccante esterno, quella che poteva essere un' ala alla Bruno Conti. La mia arma migliore era la velocità e il dribbling in velocità, inoltre possedevo un ottimo tiro. Dopo la prima presenza il posto in squadra era diventato mio, nonostante il Toro fosse in B per me era un orgoglio enorme giocare titolare in una società così titolata.
Ero al settimo cielo, pronto a sfondare e a spaccare il mondo.
Arrivai alla 12esima partita consecutiva da titolare quando un' entrataccia di un difensore avversario mi spezzò in due la gamba. Frattura scomposta di tibia e perone, disinserzione completa del tendine d' Achille.
Una prognosi terribile. Mentre cercavo di riprendermi passavano i mesi e la fine della stagione era vicina.
Il mio contratto con il Torino scadeva proprio al termine di quella stagione e la società mi faceva sapere di non avere intenzione di rinnovarlo. Mi ritrovavo così ancora convalescente e senza un contratto.
Durante l' estate non mi arrivò nessuna chiamata fino a Settembre, quando il Bresciello (società allora in C1) mi propose un buon ingaggio ed un interessante progetto: salire quello stesso anno in Serie B. Mi stavo ancora riprendendo completamente dall' infortunio, erano passati più di 6 mesi e ritornai finalmente a giocare.
A Novembre, ottenuta la fiducia del mister, riniziai a giocare anche in campionato. Il mio ruolo era leggermente cambiato, da attaccante a centrocampista esterno. Mi rendevo conto di aver perso un po' del mio spunto veloce, ma dribbling e precisione di tiro erano quelli di prima.
Inizialmente non ero neanche titolare ma pian piano, con ottime prestazioni e con qualche gol, diventai inamovibile in una squadra che viaggiava spedita al primo posto e verso la promozione diretta in B. A Primavera inoltrata però, dopo una serie di 3 pareggi, perdemmo il primo posto in favore dell' Alzano. Le mie prestazioni non erano più convincenti come qualche partita prima perchè un fastidioso mal di schiena tendeva a limitarmi.
L' ultima partita di campionato, con l' Alzano un punto sopra di noi, ci giochiamo tutto per la promozione diretta e per non andare ai playoff. Il mister decise di schierarmi dal primo minuto anche perchè il mal di schiena sembrava darmi un po' di tregua... ma a metà del primo tempo, dopo una veloce torsione del tronco sentii una fitta fortissima che mi bloccò completamente la schiena. Venni trasportato fuori dal campo in barella, nei giorni successivi eseguii le indagini di rito e dalla risonanza venne fuori che mi era fuoriuscita un' ernia al disco che mi comprimeva le radici nervose e il midollo. Per i medici c'era una sola soluzione: l' intervento.
Come un anno prima la prognosi era terribile, potevo solo vedere nero.
Intano la mia squadra affrontò i playoff e venne eliminata al primo turno. Qualche giorno dopo il mio intervento (ben riuscito a detta dei medici) scoprii che la società era andata in bancarotta, che avrebbe dovuto ripartire dall' Eccellenza e che difficilmente avrei visto gli stipendi degli ultimi 3 mesi. Alla fine, ero di nuovo senza squadra.
Nonostante durante l' estate fossi ancora infortunato, mi arrivò una chiamata dalla Cremonese (C2) che decisi di accettare. Dovetti però aspettare fino a Gennaio prima di poter rivedere il campo da gioco; la squadra non era niente di particolare e viaggiava nella zona tranquillità della classifica. Riuscii a guadagnarmi il posto da titolare nonostante un lieve indolenzimento permanente alla schiena e nonostante la gamba operata mi facesse male di tanto in tanto. Il mio ruolo era sempre esterno di centrocampo, la stagione finì e anche il mio contratto annuale scadde.
A 18 anni avevo esordito ed ero diventato titolare in Serie B, a 19 anni giocavo titolare in serie C1 e viaggiavo verso la promozione, a 20 anni ho giocato mezza stagione da titolare in C2. Ed ero di nuovo senza squadra.
Mi chiamò il Varese (C2) e mi offrì un altro contratto annuale. Accettai, l' ingaggio di 2 anni prima a Bresciello era tutta un' altra cosa, ma non potervo fare a meno di accettare.
Così a Varese prima e a Mantova dopo disputai due stagioni da titolare in C2, nonostante qualche infortunio muscolare e i vecchi infortuni che mi impedivano di essere sempre al massimo della forma.
Dopo la stagione a Manotva, mi arrivò una proposta dalla Viterbese di Gaucci in C1 e io accettai di buon grado. Ovviamente il contratto era sempre annuale e neanche troppo generoso, ma la prospettiva di tornare su un palcoscenico superiore mi allettava non poco. Alla Viterbese, tra alti e bassi, riuscì a ritagliarmi un posto da centrocampista centrale. Con gli anni passati e gli infortuni che si facevano sentire ancora, ho dovuto spesso cambiare il mio modo di giocare. Non potendo fare più troppo affidamento sulla corsa veloce, ho perfezionato la mia capacità di smistare il gioco con lanci lunghi e ho mantenuto la capacità di saltare l' uomo utilizzando soprattutto finte di corpo.
Dopo Viterbo, andai ancora un anno in C2 alla Sangiovannese. Nell' ultima stagione tra i prof giocai pochissimo, un po' per uno strappo muscolare che mi lasciò fuori 3 mesi, un po' perchè il mister quell' anno tendeva a non vedermi troppo. Alla fine dell' anno feci l' ultimo salto di categoria della mia carriera e approdai in serie D, in cui ormai gioco da 4 anni. Quest' anno sono al Saluzzo, obiettivo dichiarato della squadra: salvezza.
Ho 31 anni, gli acciacchi e i gravi infortuni ora più che mai li sento parecchio nel fisico. Sono diventato un mediano che gioca davanti alla difesa, mi occupo soprattutto della distribuzione del gioco, mi rendo conto di non essere all' altezza di compiti di interdizione o di giocare ancora sulla fascia. Volente o nolente, non sono più il giocatore che ero a 18 anni.
Occasioni per sfondare ne ho avute, ma la sfortuna e altre componenti non mi hanno permesso di fare quel salto di qualità che ad inizio carriera mi sembrava davvero vicino. Ora, di anno in anno, aspetto che qualche società si faccia avanti per trovare un contratto che ogni volta si ri-presenta come annuale. Non ho più molta possibilità di discutere dell' ingaggio, devo accettare quello che mi viene proposto... spero di riuscire a continuare così almeno per altri 3 o 4 anni.
E finita la carriera da calciatore... che cosa farò?
Beh, per questo sono parecchio in crisi in questo periodo...
Non ho mai lavorato, ho sempre e solo giocato a calcio, ho un diploma di superiori, ho una moglie e un figlio di 2 anni che vivono con me e mi seguono ovunque vado a giocare, mia moglie non lavora, mia moglie non ha studiato, il mio contratto medio negli ultimi anni è di 1500 euro al mese dei quali più della metà in nero, in tutti questi anni di calcio ho speso molto, ho messo pochi soldi da parte.
Speriamo davvero che il fisico mi regga per qualche altro anno, nell' attesa di capire o provare se potrò fare qualcosa nella vita che non sia il calciatore.
Questa, grosso modo, è la parabola del calciatore discendente.
Attenzione, non la parabola discendente del calciatore, c'è differenza.
La carriera di questo ragazzo è un esempio, come lui ce ne sono davvero tanti. Futuro incerto, contratti annuali, una famiglia a carico, sfruttati quanto possibile per il talento, accantonati non appena gli si presenta un infortunio grave. Non è poi così allegra la vita del calciatore vista dai miei occhi.
E' vero che ci sono i soldi, è vero che ci sono tante donne, è vero che può esserci uno status di riconoscenza popolare.
E' vero che si spende parecchio, è vero che molte donne si avvicinano a loro solo per convenienza, è vero che tutti ti ricordano finchè sei sulla cresta dell' onda, poi facilmente ti dimenticano.
E la storiella sopra tralascia o accenna solo in parte i problemi coniugali ed economici (strettamente correlati) di fine carriera di molti di loro. Quando i soldi scarseggiano e la carriera è proprio alla fine, come per incanto la famiglia si spezza e molti si ritrovano da soli. Pochi diventano direttori sportivi, allenatori, preparatori, commercialisti, dottori... la maggior parte, soprattutto nelle categorie inferiori, sprofondano nella quotidianità in cui sono incapaci di muoversi.
Qualcosa di molto triste per chi ha deciso di fare della propria vita un gioco.
E non ha pensato che, nonostante i buoni stipendi e la buona carriera, si arriva ad un punto in cui forse bisognerebbe ragionare un attimo e cercare di costruire qualche capacità professionale per avere un domani. Bisogna saper ripartire da zero con qualcosa di nuovo e non è facile per chi non è stato abituato ad un lavoro vero. Non si tratta di gioco. Bisogna essere svegli e consapevoli già da giovani. E a me piace fare questi discorsi ai giovani della squadra, quelli che non sanno ancora se da grandi faranno i calciatori.
E' importante tenere sempre un occhio allo studio o ad altre possibilità extra-calcistiche. Non tutti ci arrivano, pochi in realtà.
Qualcuno c'è, ma in fondo... il calciatore ama giocare.
Buona serata e un grazie speciale a Vito.
martedì 9 ottobre 2007
Incontro
E correndo mi incontrò lungo le scale, quasi nulla mi sembrò cambiato in lei,
la tristezza poi ci avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava già rosseggiava la città
già nostra e ora straniera e incredibile e fredda:
come un istante "deja vu", ombra della gioventù, ci circondava la nebbia...
Auto ferme ci guardavano in silenzio, vecchi muri proponevan nuovi eroi,
dieci anni da narrare l'uno all' altro, ma le frasi rimanevan dentro in noi:
"cosa fai ora? Ti ricordi? Eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto è un anno, mi han detto che eri ancor via".
E poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia, stoviglie color nostalgia...
E le frasi, quasi fossimo due vecchi, rincorrevan solo il tempo dietro a noi,
per la prima volta vidi quegli specchi, capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway,
il sentirsi nuovi, le cose sognate e ora viste:
la mia America e la sua diventate nella via la nostra città tanto triste...
Carte e vento volan via nella stazione, freddo e luci accesi forse per noi lì
ed infine, in breve, la sua situazione uguale quasi a tanti nostri films:
come in un libro scritto male, lui s' era ucciso per Natale,
ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio:
povera amica che narravi dieci anni in poche frasi ed io i miei in un solo saluto...
E pensavo dondolato dal vagone "cara amica il tempo prende il tempo dà...
noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa...
restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno:
siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno..."
...
Un solo pensiero oggi.
Una sola persona che occupa la mente.
Magari ci incontriamo più tardi, magari tra 10 anni, magari mai più...
la tristezza poi ci avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava già rosseggiava la città
già nostra e ora straniera e incredibile e fredda:
come un istante "deja vu", ombra della gioventù, ci circondava la nebbia...
Auto ferme ci guardavano in silenzio, vecchi muri proponevan nuovi eroi,
dieci anni da narrare l'uno all' altro, ma le frasi rimanevan dentro in noi:
"cosa fai ora? Ti ricordi? Eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto è un anno, mi han detto che eri ancor via".
E poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia, stoviglie color nostalgia...
E le frasi, quasi fossimo due vecchi, rincorrevan solo il tempo dietro a noi,
per la prima volta vidi quegli specchi, capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway,
il sentirsi nuovi, le cose sognate e ora viste:
la mia America e la sua diventate nella via la nostra città tanto triste...
Carte e vento volan via nella stazione, freddo e luci accesi forse per noi lì
ed infine, in breve, la sua situazione uguale quasi a tanti nostri films:
come in un libro scritto male, lui s' era ucciso per Natale,
ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio:
povera amica che narravi dieci anni in poche frasi ed io i miei in un solo saluto...
E pensavo dondolato dal vagone "cara amica il tempo prende il tempo dà...
noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa...
restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno:
siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno..."
...
Un solo pensiero oggi.
Una sola persona che occupa la mente.
Magari ci incontriamo più tardi, magari tra 10 anni, magari mai più...
sabato 6 ottobre 2007
Weekend atipico
Weekend atipico per non dire qualcos' altro.
Ma alla fine... Non è poi tanto diverso dai miei ultimi weekend.
Sabato mattina allenamento, sabato pomeriggio per recuperare qualche energia e poi matrimonio di un parente stretto.
Domenica dedicata alla partita di campionato.
Fotocopia identica di quello che sarà anche il prossimo weekend.
Bene tuttavia non benissimo, per non dire male.
Ma cosa ci posso fare?
Al matrimonio di un cugino primo non si può mancare e poco importa se ci si conosce poco assai.
E' così, la regola è questa. Tutti sorridenti e con facce felici, perchè è così che si deve essere ad un matrimonio.
Per carità, mi fa piacere che due persone si leghino per sempre perchè tengono tantissimo l' una all' altra... ma è possibile che io non riesca a provare felicità per questo? Posso essere alquanto indifferente?
Tenere la faccia paralizzata col sorriso alla fine a me costa fatica. Chi me lo fa fare?!
Non potremmo andare ad un matrimonio ognuno con la sua faccia umorale?! Triste, allegra, sconsolata, innamorata... Qualunque essa sia.
Mah...
Anche se il caldo ancora ci tiene un po' lontani col pensiero, l' Autunno è entrato nelle nostre vite.
Giornate interlocutorie. In cui non si capisce se c'è il sole, se piove, se nevica, se fa caldo, se fa freddo... Giornate in cui lo smarrimento climatico (problemone eh?!) è accompagnato dai ricordi venati di malinconia...
Riaffiorano i ricordi sfuocati dei vecchi weekend.
Per iniziare da quelli delle Elementari o delle Medie in cui si aspettava la partita di calcio o la partita di basket...
Per proseguire con i primi weekend da disoccupati dello sport in cui, nonostante una nebbia fittissima, col Gianfri si giocava fino a sera intoltrata nei campi di Bellavista e ce la si raccontava bellamente mentre gli altri erano ancora degli sportivi...
I primi weekend in cui si usciva, si prendeva il pullman... e si andava a Ivrea con destinazione Coco Crazy o un altro negozio di caramelle di cui ora mi sfugge il nome (chissà se esiste ancora)...
Gli eterni weekend in cui il sabato pome casa Taglia era il ritrovo. Io, Branzi, Ambro, Gianfri, Taglia e Cice ad ammazzare il tempo, a giocare a ping-pong... a... a... a... a fare non mi ricordo più cosa... a prendere il motorino ed andare al Bennet cercando di evitare l' incidente con la guida spericolata del Davide...
Sinceramente ricordo poco i weekend della mia quinta liceo... ma cosa facevo?
Poi sono arrivati i weekend di viaggio... Quelli in cui il weekend o si tornava a casa o si rimaneva a Padova...
Tornare a casa era ogni volta una ventata di allegria... Dopo due settimane di Università intensa tornare ad Ivrea e riabbracciare il vecchio gruppo mi metteva molta gioia, troppo orfano delle cazzate che hanno sempre accomunato me e i miei amici...
Molte volte anche restare a Padova era gioia... L' importante, anche se si faceva poco o niente, era che il weekend arrivasse.
Ora ditemi come posso io attendere con tanta gioia che il weekend arrivi quando il mio weekend è questo.
Questi forse me li potrò ricordare come i weekend più noiosi della storia. Forse, ma anche non forse.
Sarà un caso che per me il weekend, ora come ora, inizia la domenica sera e finisce il mercoledì sera.
Qualche calcolo nei mesi passati devo averlo sbagliato.
Buon weekend.
Ma alla fine... Non è poi tanto diverso dai miei ultimi weekend.
Sabato mattina allenamento, sabato pomeriggio per recuperare qualche energia e poi matrimonio di un parente stretto.
Domenica dedicata alla partita di campionato.
Fotocopia identica di quello che sarà anche il prossimo weekend.
Bene tuttavia non benissimo, per non dire male.
Ma cosa ci posso fare?
Al matrimonio di un cugino primo non si può mancare e poco importa se ci si conosce poco assai.
E' così, la regola è questa. Tutti sorridenti e con facce felici, perchè è così che si deve essere ad un matrimonio.
Per carità, mi fa piacere che due persone si leghino per sempre perchè tengono tantissimo l' una all' altra... ma è possibile che io non riesca a provare felicità per questo? Posso essere alquanto indifferente?
Tenere la faccia paralizzata col sorriso alla fine a me costa fatica. Chi me lo fa fare?!
Non potremmo andare ad un matrimonio ognuno con la sua faccia umorale?! Triste, allegra, sconsolata, innamorata... Qualunque essa sia.
Mah...
Anche se il caldo ancora ci tiene un po' lontani col pensiero, l' Autunno è entrato nelle nostre vite.
Giornate interlocutorie. In cui non si capisce se c'è il sole, se piove, se nevica, se fa caldo, se fa freddo... Giornate in cui lo smarrimento climatico (problemone eh?!) è accompagnato dai ricordi venati di malinconia...
Riaffiorano i ricordi sfuocati dei vecchi weekend.
Per iniziare da quelli delle Elementari o delle Medie in cui si aspettava la partita di calcio o la partita di basket...
Per proseguire con i primi weekend da disoccupati dello sport in cui, nonostante una nebbia fittissima, col Gianfri si giocava fino a sera intoltrata nei campi di Bellavista e ce la si raccontava bellamente mentre gli altri erano ancora degli sportivi...
I primi weekend in cui si usciva, si prendeva il pullman... e si andava a Ivrea con destinazione Coco Crazy o un altro negozio di caramelle di cui ora mi sfugge il nome (chissà se esiste ancora)...
Gli eterni weekend in cui il sabato pome casa Taglia era il ritrovo. Io, Branzi, Ambro, Gianfri, Taglia e Cice ad ammazzare il tempo, a giocare a ping-pong... a... a... a... a fare non mi ricordo più cosa... a prendere il motorino ed andare al Bennet cercando di evitare l' incidente con la guida spericolata del Davide...
Sinceramente ricordo poco i weekend della mia quinta liceo... ma cosa facevo?
Poi sono arrivati i weekend di viaggio... Quelli in cui il weekend o si tornava a casa o si rimaneva a Padova...
Tornare a casa era ogni volta una ventata di allegria... Dopo due settimane di Università intensa tornare ad Ivrea e riabbracciare il vecchio gruppo mi metteva molta gioia, troppo orfano delle cazzate che hanno sempre accomunato me e i miei amici...
Molte volte anche restare a Padova era gioia... L' importante, anche se si faceva poco o niente, era che il weekend arrivasse.
Ora ditemi come posso io attendere con tanta gioia che il weekend arrivi quando il mio weekend è questo.
Questi forse me li potrò ricordare come i weekend più noiosi della storia. Forse, ma anche non forse.
Sarà un caso che per me il weekend, ora come ora, inizia la domenica sera e finisce il mercoledì sera.
Qualche calcolo nei mesi passati devo averlo sbagliato.
Buon weekend.
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