I laureati in Scienze motorie non saranno più fisioterapisti per legge
Fonte: La Repubblica
I laureati in Scienze motorie non saranno più fisioterapisti per legge. È quanto prevede il testo del provvedimento licenziato oggi dalla commissione Cultura della Camera in sede legislativa. Per il via libera definitivo il provvedimento dovrà ora passare all’esame del Senato.
Un articolo unico, con due commi, che spazza via il premio di fine legislatura nascosto nelle pieghe della conversione del decreto legge sull’università all’articolo 1-septies della legge 27/2006. Le tre proposte di legge presentate in questa legislatura alla Camera dagli onorevoli Marco Boato dei Verdi (C 29), Titti De Simone di Rifondazione comunista (C 522) e Fabio Evangelisti dell’Italia dei valori (C 1620) sono state rielaborate in un nuovo testo base dal relatore Vito Li Causi (Popolari-Udeur), ironia della sorte laureato proprio in Scienze motorie. «Riteniamo - spiega l’onorevole Li Causi - che si tratti di due profili ben distinti, con percorsi diversi, quindi non è accettabile una sovrapposizione di una professione sanitaria con una di ambito educativo». Il nuovo provvedimento abroga l’equipollenza del diploma di laurea in Scienze motorie al diploma di laurea in Fisioterapia e prevede, entro 6 mesi dall’entrata in vigore della nuova legge, l’approvazione di un decreto del ministero dell’Università, sentito il ministero della Salute, acquisito il parere del Cun, che definisca il riconoscimento dei crediti formativi ai laureati in Scienze motorie e le modalità di espletamento del periodo di formazione e tirocinio sul paziente ai fini del conseguimento della laurea in Fisioterapia. Il velo sulla vicenda fu sollevato proprio da una serie di articoli del Sole 24 Ore.com e finì sulla prima pagina del Sole 24 Ore il 3 febbraio 2006. L’emendamento, presentato all’ultimo minuto dal senatore di Forza Italia Giuseppe Firrarello agli sgoccioli della passata legislatura prevede l’equipollenza della laurea in Scienze motorie con quella in Fisioterapia con un semplice attestato di frequenza a un «corso su paziente», istituito con decreto presso le università. «L’emendamento - spiegò al Sole 24 Ore il senatore Firrarello - è nato dalla segnalazione della facoltà di Scienze motorie di Catania sulla disoccupazione dei laureati in Scienze motorie. Ha mai sentito parlare di fisioterapisti disoccupati? Con una integrazione rispetto alle materie di base si potrebbe conseguire il titolo di fisioterapista e potrebbe essere ritagliato uno spazio nel settore della prevenzione». Così il senatore difese la sua scelta, ma contro la sua tesi si scagliarono in molti, sostenendo, oltre ai profili di incostituzionalità della norma (la disciplina delle professioni è oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni), che così si trasformava in sanitaria, una professione che sanitaria non era. Da una serie di informazioni raccolte dal Sole 24 Ore.com presso le università emerse che, per esempio, l’Università di Bologna riconosceva ai laureati in Scienze motorie che decidevano di iscriversi alla laurea in Fisioterapia solo 19 crediti sui 180 necessari per laurearsi, di cui 3 per la conoscenza della lingua straniera. «Viene considerato - spiegò il professor Paolo Pillastrini, unico fisioterapista in Italia con incarico di professore associato di Scienze riabilitative alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Bologna - un percorso sovrapponibile per circa il 10% a quello di Fisioterapia. L’altro 90% serve per far diventare un ragazzo un bravo fisioterapista». Il Consiglio della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Milano Bicocca esprimendo il proprio sconcerto per l’equiparazione, chiese al rettore di farsi portavoce presso gli organi ministeriali e il Cun per attuare «quanto è il loro potere per contribuire a far abrogare e, in subordine, a non attuare, l’equipollenza» fra le due lauree. Anche l’Associazione italiana fisioterapisti ritenne la norma una «schizofrenia legislativa», come segnalò il presidente dell’Aifi Vincenzo Manigrosso. Alla fine il Governo Berlusconi si impegnò sull’ordine del giorno di Giulio Conti (An) a rendere obbligatorio «un tirocinio di almeno 1.500 ore» per accedere all’esame di Stato. Esame che non esiste.
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